Tutto cominciò così…
Ricordo una brigata di ragazzi e ragazze in un pomeriggio di sole sul Monte di Portofino. Ricordo l’intenso profumo dei fiori, e quello della macchia mediterranea, e gli aliti salmastri che una leggera brezza portava dal mare verso il monte.
Era la domenica 6 maggio 1951 e io ero con quella compagnia di ragazzi spienserati, anche se nelle loro tasche c’erano pochi soldini: e certamente io ero quello che ne aveva meno.
Collaboravo già da diverso tempo con un settimanale di Genova (Lo Scolaro) con tavole a fumetti e illustrazioni, e avevo realizzato il mio primo personaggio Aroldo il Bucaniere. Ma i risultatati finanziari erano piuttosto scarsi. Mentre si intrecciavano giocosi flirt tra i componeneti dell’allegra brigata, io maturavo la decisione che avrebbe cambiato la mia vita.
Quel pomeriggio confidai a una delle ragazze che presto sarei partito per Milano in cerca di lavoro. Era una cara amica e le promisi che sarebbe stata la prima a conoscere i risultati del mio viaggio.
E così un bel mattino di metà maggio mi imbarcai all’alba su un treno diretto a Milano. Avevo con me una borsa di tipo scolastico per metà piea di disegni e per metà piena di panini imbottiti per la colazione.
Mentre il treno correva (si fa per dire) verso la capitale del Nord, io scorrevo con una certa impazienza la lista degli indirizzi delle Case Editrici da visitare.Ero stato a Milano alcune volte con mio padre che, quasi tutti gli anni visitava la Fiera Campionaria e in special modo i padiglioni delle macchine utensili. Quelle visite erano sempre state per me una vera tortura:il mio interesse per le macchine era nullo con grande disappunto del genitore.
Quel mattino poco dopole otto sbarcai alla Stazione Centrale di Milano e, sbucando sul piazzale antistante, ebbi qualche attimo di perplessità ed esitazione, poi preso il coraggio a quattro mani, cominciai le mie peregrinazioni, chiedendo informazioni ai passanti.
La giornata si annunciava caldissima. Infine arrivai in Via Bianca di Savoia 20 sede all’epoca della Mondadori. Gli uscieri alla porta avevano un’aria poco cordiale. Mostrai una lettera che mi aveva datoun concessionario di Genova per un dirigente della sede centrale. Sorpresa: nessuno lo aveva mai sentito nominare.
Nonostante ciò mi permiser di salire al quinto piano del palazzetto ove si trovavano le redazioni dei periodici Mondadori, ivi compreso Topolino. L’ usciere del piano era una persona molto gentile e probabilmente vedendo un giovane timido e imbranato, quale ero io all’epoca, cerco il tutti i modi di essermi utile.
Entrò nell’ufficio del mitico direttore Mario Gentilini, ma uscì quasi subito un po’ contrariato dicendo che quel giorno il direttore era molto occupato e mi invitava a tornare il giorno seguente.
L’usciere per farmi cosa gradita, mi indirizzò allora allo studiodell’altrettanto mitica Liala, direttrice di Confidenze. Le mostrai i miei disegni che lodò molto, ma mi disse dispiaciuta di non poterli utilizzare dato l’eccessivo segno caricaturale che li caratterizzava.
Quel giorno visitai diverse case editrici e oggi non ricordo quali con precisione, ma mi sovviene di un episodio divertente: Giunto in una di quelle redazioni e aperta la borsa per mostrare i disegni, operazione che avevo già ripetuto più volte durante la giornata,per errore estrassii panini imbottiti al posto delle tavole, suscitando educate risatine tra i presenti.
Infine trovai il mio primo lavoro milanese alle Edizioni Alpe, in Via Carlo Poma.
Mi ripresentai a Topolino nel mese di settembre dello stesso anno munito, questa volta, di un biglietto scherzoso di Giuseppe Caregaro, proprietario delle edizioni Alpe, con le quali collaboravo già da qualche mese.
Caregaro che era stato per parecchio tempo amministratore dei periodoci Mondadori, era amico di Gentilini al quale finalmente potei mostrare i miei disegni. Rimase assai sconcertato dai miei disegni di Aroldo il Bucaniere e mi disse chiaro e tondoche non gli piacevano.
Per fortuna avevo altro materiale e, alla fine, mi propose di fare qualche prova per disegnare i personaggi Disney. Accettai, pur essendo convinto di non essere in grado di riuscire.
Disegnai una pagina alla Taliaferro del quale, per inciso, non conoscevo il nome. Come del resto mi erano ignoti i nomi di autori come Gottfredson e Barks di cui ero un estimatore fin da ragazzo. Il direttore soddisfatto mi consegnò una sceneggiatura di Topolino da illustrare. Avendo solo vaghe idee sui compensi che si pagavano per le tavole a fumetti, quando il direttore mi domandò quanto chiedevo, io ripresi il solito coraggio a quattro mani e dissi: Cinquemila lire a tavola!
Pensavo di averla sparata troppo grossa e mi aspettavo la classica pedata Paperonesca che sbatte Paperino fuori dall’ufficio e, invece, Gentilini sorridente, mi invitò a curare bene il lavoro e fisso il compenso a seimila lire a tavola.
Quella sceneggiatura di Topolino non mi riusciva bene e dopo le prime tavole l’abbandonai. Nel frattempo, non avendo avuto più mie notizie, la storia era stata affidata a un altro disegnatore. Quando tornai in redazione un paio di mesi dopo e mostrai le uniche 3 tavole realizzate fui informato che ero arrivato tardi e che la storia in questione era stata completata.
Il direttore, al quale il mio disegno piaceva, mi affidò un’altra sceneggiatura, questa volta di Paperino, pregandomi di ritornare presto.
Il titolo della storia era: Paperino e le Onorificienze (testi di Alberto Testa). Tutto cominciò così!
di Luciano Bottaro
da I Maestri Disney n° 10 – 1998