Pik e Pok
Pik e Pok vedono la luce nel 1952, quando Renato Bianconi, proprietario delle edizioni Il Ponte ma con un passato di letterista, chiede a Giorgio Rebuffi e Luciano Bottaro di «fargli qualcosa». I due inventano allora i personaggi principali del suo giornalino: il primo crea infatti Trottolino, un buffo scoiattolo che dà il nome anche alla testata mensile, mentre il secondo tira fuori dal suo cilindro artistico Papy Papero (una sorta di Paperino autoctono) e, appunto, i due simpatici topolini.
Il Maestro di Rapallo continuerà a lavorare a questa serie, con l’aiuto soprattutto di Guido Scala (prima della sua partenza per l’Australia), di Tiberio Colantuoni e di Carlo Chendi, fino all’inizio del 1976, quando una divergenza di opinioni sul trattamento economico interrompe la collaborazione con Bianconi. In Francia, invece, le avventure di Pik e Pok sono ospitate a partire dal 1969 sui periodici Roi de Pique, che dura solo cinque numeri, e Bimbo (entrambi delle edizioni Jean Chapelle).
Ma chi sono Pik e Pok? Semplice, due topolini di campagna (inizialmente ispirati alle figure di Gas e Giac, i due topetti della Cenerentola disneyana) che, a causa dell’insaziabile fame di formaggi, caciotte e affini del secondo, sono costretti a emigrare dal loro piccolo villaggio per andare a vivere in città. Lasciano così i loro amici Dentone, il topo burlone, e Topone, il brigante col trombone, che deruba i poveri per donare ai ricchi in cerca di fortuna (alimentare). Ma – ahimé – il loro sogno di formaggio a buon mercato cozza contro una deprecabile (quanto italica) consuetudine: tutti i caseifici e i negozi di salumeria, presso i quali erano intenzionati ad alloggiare, sono già occupati dai soliti raccomandati. Ai due topini non resta così che trovare alloggio presso un negozio di giocattoli.
E qui, come ogni fiaba che si rispetti, tutte le notti i giocattoli prendono vita, parlano, vivono e fanno i dispetti ai due nuovi inquilini. Pik e Pok vengono così presi di mira da un un pupazzo in vena di scherzi e da un temibile gatto di latta, senza contare che non di rado finiscono per trovarsi nel bel mezzo di una guerra tra due schieramenti composti da soldatini di piombo. Al mattino, quando il negozio riapre i battenti, i giocattoli riprendono la loro immobilità. Ai due simpatici topini non resta così che tornare di tanto in tanto al loro villaggio, dove nulla è cambiato.
Tra le righe (ma nemmeno tanto) le tenere e comiche avventure di Pik e Pok, che sfruttano appieno il registro onirico-fiabesco che negli anni a venire sarà uno dei marchi di fabbrica del Maestro di Rapallo, lasciano trasparire tutto l’amore di Luciano Bottaro per la vita semplice, dove la famiglia e gli amici rappresentano dei valori troppo preziosi per essere barattati con la ricerca della fortuna a tutti i costi; dalla città, sembra suggerire l’artista ligure, è bene restare lontani. Detta da lui, che ha sempre vissuto nella sua Rapallo, ci si può credere!