Pirati strampalati, funghetti tenerissimi, carte da gioco animate, sceriffi improbabili, extraterrestri malvagi, cavernicoli di ritorno, lettere parlanti, streghe da operetta, bimbe sognanti, mostriciattoli allucinati, elefanti ecologici, castelli incantati, gatti, orsi, paperi, topi e chi più ne ha più ne metta: la galleria dei personaggi inventati dal Maestro di Rapallo è vastissima e copre l’intero arco della sua cinquantennale carriera.
Appassionato lettore del Corriere dei Piccoli e del Vittorioso, di Emilio Salgari e Jules Verne, grande ammiratore delle opere di Antonio Rubino, Sebastiano Craveri, Benito Jacovitti, Bruno Angoletta e Sergio Tofano, ma anche di Fredric Burr Opper e Geo Mc Manus, di Carl Barks e Floyd Gottfredson, Luciano Bottaro comincia giovanissimo a disegnare e a realizzare i suoi primi lavori professionistici a cavallo tra il 1949 e il 1950 per la rivista Lo Scolaro dell’editore De Leo.
Abbandonato ben presto il tratto realistico (comunque non disprezzabile, come nel caso del “Segreto del Brahmino”, una storia a puntate pubblicata nel 1950 sullo Scolaro, su testi di Garibotti), il giovane Luciano si concentra esclusivamente sul fumetto umoristico, che esalta alla massima potenza le sue caratteristiche artistiche. Nel 1949, a soli 18 anni, realizza il suo primo personaggio, Aroldo il Bucaniere, che apparirà per le edizioni milanesi Arcobaleno soltanto nel 1954: il genovese De Leo, infatti, glielo boccia a causa di alcuni spunti ritenuti impubblicabili. Aroldo diventa comunque il capostipite di una serie di pirati e di corsari che avranno grande importanza nella vita professionale del disegnatore ligure: già nei due anni successivi Bottaro, grande amante di storia e delle avventure in costume, crea infatti per le Edizioni Alpe prima Tim (1951), un personaggio di lontane reminiscenze stevensoniane, e quindi Pepito (1952), forse la sua creatura di maggior notorietà, che a partire dal 1954 verrà pubblicato dalla Sagédition anche in Francia, dove avrà un clamoroso successo.
Sono anni di creatività e di produzione febbrile: prima che il decennio termini Bottaro realizza un numero impressionante di nuovi character: Gio Polpetta (De Leo, 1951), un ingenuo vagabondo dal cuore grande grande; Baldo (Alpe, 1952), un valente… sergente delle Giubbe Rosse; Maramao (Alpe, 1952), un simpatico gatto in lotta contro tre fratelli suoi nemici; Pik e Pok (Bianconi, 1952), due buffi topolini di campagna emigrati in città; Papy Papero (Bianconi, 1952), un’anatra buffa e pasticciona; Pon Pon (De Leo, ancora 1952, davvero un anno incredibile!), un delizioso funghetto protagonista di avventure che si svolgono un universo specchio fedele di quello reale; Zampino e Nerone (Voci d’Oltremare-Bianconi, 1953), due animosi coniglietti in eterna lotta per accaparrarsi l’ultima carota; Pop e Fuzzy (Alpe, 1955), due vagabondi che vivono in un West immaginario;
i Postorici (Sagédition, 1957), una serie che narra le avventure dei nostri discendenti, tornati all’età della pietra dopo un conflitto nucleare; Oscar Nasolungo (Fasani, 1959), un tenero elefantino-poliziotto, protagonista di storie a sfondo ecologico; Lola e Otello (Fasani, 1959), una bambina e un gatto che vivono fantastiche avventure oniriche; lo Sceriffo Maiopi (Fasani, 1959), miope tutore della legge in un West strampalato; Whisky e Gogo (Alpe, 1959), un orso amante dell’alcol e un intrepido trapper, protagonisti di storie articolate e divertenti; Capitan Bomba (Alpe, 1959), comandante ottocentesco di una piccola nave, la Camomilla, che naviga intorno al mondo.
Per far fronte alla mole di lavoro imposta da tanti personaggi (di cui il Maestro cura non di rado anche le sceneggiature), Luciano Bottaro si appoggia allora a vari colleghi, come il soggettista Carlo Chendi, i disegnatori Guido Scala, Giulio Chierchini, Franco Aloisi, l’autore completo Giorgio Rebuffi e altri che lavoreranno a pieno regime fino al 1968, anno in cui fonda proprio con l’amico Giorgio Rebuffi e con Carlo Chendi lo Studio Bierreci (che si arricchirà in seguito di altri e prestigiosi collaboratori), la prima sruttura italiana organizzata tra autori di fumetti con lo scopo di coordinare il lavoro dei soci e produrre moltissimo materiale, soprattutto per l’estero.
Ma il 1968 è anche l’anno in cui l’artista ligure inaugura le sue “Mattaglie”, caotiche battaglie con due eserciti in lotta tra di loro, in cui emerge improvvisamente la voce di un singolo soldato, che se ne esce con battute che, nella loro apparente ingenuità, mettono a nudo l’idiozia di tutte le guerre e di chi le fa.
Negli anni successivi nascono altre serie, alcune delle quali di gran successo: Big Tom (1969, Société Française de Presse Illustrée), uno scroccone che vive nel West, alla perenne ricerca di qualcuno che gli paghi da bere; Redipicche (1969, Agis-Société Française de Presse Illustrée), ispirata ai personaggi delle carte da gioco, con protagonista, appunto, il Re di Picche, acerrimo nemico del pacifico Re di Cuori; Leonio (1969, Cenisio), un leone cameriere che non vuole sentirsi uguale ai suoi clienti;
Il Paese dell’Alfabeto (1973), l’unica serie creata da Bottaro non autonomamente, ma su richiesta del direttore del Corriere dei Piccoli: protagoniste sono le lettere che, unendosi fra loro, danno luogo a situazioni paradossali e divertenti; Pinocchio (1981, Sagédition-Paoline), rivisitazione più iconografica che testuale della fiaba di Collodi, pubblicata sulle pagine del Giornalino (successivamente su cd-rom e in volume), dopo essere apparsa su un calendario francese; Culumbu (1992, Giornale dei liguri nel mondo), le cui tavole narrano in chiave umoristica (e in dialetto genovese) le imprese di Cristoforo Colombo; Castello dei Sogni (1995, Paoline), una serie ambientata in un Medioevo fantastico, con protagonisti i due alchimisti Von Wurstel e Articioff.
Non c’è che dire: una produzione impressionante (pare che siano state oltre 15.000 le tavole disegnate dal Maestro nella sua carriera), per giunta non limitata all’Italia, ma spesso e volentieri pubblicata anche su riviste e albi di mezzo mondo.
E non è tutto: in oltre mezzo secolo Luciano Bottaro ha ideato e realizzato anche altre serie, personaggi minori e strisce, calendari, vignette, gag, strip e tavole one shot, tra cui Il Barone Mustakenbaffen (1949), Sogno d’estate (1952), Sogno d’inverno (1952), Aquarium (1971), Re Blufff (1971), Il flauto innamorato (1982), Divo Nerò (1983), senza dimenticare le sue famosissime “Mattaglie”. E se tutto ciò non bastasse gioverà ricordare la sua straordinaria produzione (sia qualitativa che quantitativa) per la Walt Disney italiana cominciata nel lontano 1951: mezzo secolo di carriera lo hanno consacrato come uno dei principali autori di tutti i tempi, non solo per aver creato delle storie indimenticabili (molte delle quali in costume, come “Il dottor Paperus”, o con ambientazioni piratesche, come “Il Corsaro Paperinero e i borsari dei Caraibi”), non solo per la sua personalissima interpretazione dei personaggi disneyani, molti dei quali ne sono usciti straordinariamente arricchiti (leggi Pippo e la strega Nocciola), ma anche per aver creato degli indimenticabili character, come il dottor Zantaf e, soprattutto, il perfido Rebo.
È doveroso ricordare, per finire, che nella sua lunga carriera Luciano Bottaro ha disegnato anche personaggi e storie non sue (oltre ai character disneyani, naturalmente). Si tratta per lo più di protagonisti di serie molto antiche e spesso dimenticate. È il caso, a esempio, di Sardinello, Gep, Mondo Allegro e, soprattutto, delle avventure di Coriolano e Pantaleo (create queste ultime, dal disegnatore svizzero Walter Faccini). La serie, che ebbe un discreto successo, ha per protagonista un adolescente che ha per amico un gorilla pugilatore, evidente ispirazione al canguro Saltarello, comprimario in una storia di Topolino disegnata nel 1935 da Floyd Gottfredson. La saga di Coriolano e Pantaleo, nata nel 1939 per le Edizioni Alpe, proseguirà ancora per molti anni nel dopoguerra, apparendo anche su altre testate.