Il curioso caso di Oscar Nasolungo
Fine anni cinquanta, a Milano, in Via Confalonieri 34 c’è una tipografia che stampa giornali, di proprietà di Angelo Fasani (precedentemente era situata in Via Moscova 17). Questo Fasani, che stampa anche fumetti (soprattutto quelli Torelli e Alpe ma anche Astro, fondato clandestinamente da lui stesso vicino alla sede del Corriere della Sera), notando le vendite decisamente appetibili dei “giornalini” umoristici, decise di lanciarsi anche lui nel settore.
Risultato: contatta un gruppo di fumettisti liguri composto da Luciano Bottaro, Franco Aloisi ed Ernesto Piccardo (Giulio Chierchini e Guido Scala si uniranno a loro poco dopo e farà una breve comparsa anche Giovan Battista Carpi), già in precedenza fatti cercare tramite “una redattrice di Topolino,” per ideare qualche personaggio da lanciare nei suoi fumetti.
Fasani decide di chiamare la nuova pubblicazione Il Musichieretto, alla luce del grande successo del Musichiere, trasmesso dal 1957 al 1960 e condotto da Mario Riva. Purtroppo, quando il progetto editoriale sta per andare in porto, Mario Riva muore drammaticamente e il traino televisivo scompare. Dopo una “caotica” riunione a Genova(1), il periodico uscì, nell’ottobre 1960, col nome di Oscar.
Il problema? Siccome di Oscar, a parte il traino del premio cinematografico, nel mondo della nona arte ce ne sono parecchi (Oscar è il nome di uno dei comprimari nelle striscie di Braccio di Ferro di E.C. Segar per citarne uno) la scelta ricade su un bambino, simile al pupazzo del Musichiere. Ma passiamo la parola a Luca Boschi che descrive i contenuti del primo numero:
“Dalla copertina del libretto, un Musichieretto sorridente dipinto da Frank Donat (Franco Donatelli) estrae dal cappello i personaggi destinati a intrattenere i lettori nei mesi futuri, ma la presenza nella foliazione di ventidue verbossisime pagine destinate al racconto “Achtung SS” si avverte chiaramente come un riempitivo. Altrettanto fuori luogo è il racconto in testo “L’altro fratello” che si presenta come il primo del ciclo Storie vere di ragazzi.
La storia di esordio dello Sceriffo Piper Maiopi, Maiopi Sherrif, scritta da Chendi e disegnata da Bottaro e Scala, è, purtroppo, violentata e interrotta bruscamente alla sua sedicesima tavola… Con altre sedici tavole riprenderà nel n. 2 di Oscar… Il solo riferimento al telequiz di Mario Riva sopravvive dopo la storia d’apertura (N.D.A: Joe Anello e la Pila Atomica di Attillo Mazzanti e Giovan Battista Carpi). E’ Il gioco del Musichieretto una specie di gioco dell’oca in sedicesimo, con tanto di domande musicali, che si avvale di alcune piccole illustrazioni di (Carlo) Bracci”(2).
Nello stesso numero esordiscono pure Joe Anello, disegnato, su testi di Attillo Mazzanti, da Giovan Battista Carpi, Cariolò (Amleto Cariolò), giovane investigatore sempre di Carpi, Prof Kosmik e Pin-Roby, versione futuristica di Pinocchio sempre scritta da Mazzanti ma su disegni di Ernesto Piccardo e Nataniele Pratt di Franco Aloisi. Un altro personaggio compare nel n.3, un elefante poliziotto, di nome Nasolungo, ideato da Bottaro e molto probabilmente influenzato dagli Zoolandini di Craveri, che esordisce con la storia “Non rubate le giraffe”.
Dopo un paio di episodi però, arriverà un colpo di scena. Nella storia “Il segreto di Oscar”, verrà svelato che il suo nome è, ovviamente, Oscar. Perché? La sua esperienza da attore melodrammatico è stata fustigata, tra l’altro, dal premio (Oscar, ovviamente) di peggiore interprete della storia del cinema. Passiamo oltre.
Oscar è a capo di “una comica jungla ” nella quale sono protagonisti anche un topo di nome Gambacorta – che cerca sempre di truffare tutti gli animali della foresta – il suo più grande rivale, l’ippopotamo Pierino, gran cantante di lirica che abita assieme a sua moglie Pierina, ancora abbiamo Corvo Nero, Federico il Lombrico e il vanitoso polpo Putacaso solo per citare alcuni tra i comprimari che peraltro meriterebbero una menzione a parte. A portare avanti la serie, oltre a Bottaro, sono Guido Scala e Carlo Bracci
Ma Bottaro non porta solo Oscar, approfitta per lanciare due suoi nuovi personaggi: Lola e Otello e il già citato Sceriffo Maiopi, detto anche Piper Maiopi (di lui è in arrivo l’integrale per Allagalla). Il primo vede le avventure di una bambina che, assieme al suo gatto, si addormenta e si ritrova in mondi onirici nel selvaggio west, nel paese dei colori e addiritura nel mondo di Oscar (“Un lombrico di nome Federico”, Oscar N.9, settembre 1963) Il secondo è una parodia dei western con uno sceriffo miope che, malgrado la sua vista, riesce sempre a risolvere ogni situazione tra furti alle banche e racchie rapite.
Anche in questi casi Bottaro è coadiuvato da Guido Scala e Carlo Bracci
Dopo 8 numeri pubblicati tra l’ottobre 1960 e maggio 1961, a giugno “Oscar” si presenta in edicola completamente rinnovato, con tanto di strenna estiva che contiene un paio di storie di Oscar (di cui una autoconclusiva di due pagine), una storia di Lola e Otello e una di Maiopi.
Oltre a Bottaro, alcuni altri autori che partecipano alla testata sono: Franco Aloisi che propone le avventure della “strana coppia” Pietro e Genio (Genio e Oreste), Giulio Chierchini con il coniglio Tik Rosicchio (in seguito Rodicchio) accompagnato dalla tartaruga Clodomea, Giancarlo Tonna (che definisce Bottaro, assieme ad Umberto Manfrin, “l’amico più caro nell’ambiente”, in quanto lui aveva un carattere difficile e non faceva amicizia facilmente, come ricorda Marcello Mantani in arte Tano Strilla) che tratteggia – su testi di Mazzanti – Nonno Giobbe, scorbutico nonno alle prese col nipote Ticchio e poi da solo le vicende dei gatti preistorici Babula (I Babuk) e Leone Cimpellin che propone invece Celestino il Tigre Marino.
Sulle pagine di “Oscar” spunterà a sorpresa anche il Dennis The Menace di Hank Ketcham (qui chiamato L’Atomico Dennis), il Toto Tritolo del Corriere dei Piccoli come ricordato da molti.
Ma c’è spazio anche per storie realistiche, infatti abbiamo Indian Sarge e Il Sergrente McKarty, tratteggiate dal già citato Cimpellin.
Oscar riscuote molto successo, ma nel 1963 inizia il suo lento declino, causato da tre fattori: primo, Fasani acquista dal Sudamerica dei personaggi per farne un nuovo giornalino, il risultato è Walter, uscito per 4 numeri, che si rivela un flop. Neppure la presenza del Sergrente McKarty di Cimpellin e di Tonna con le “Folli” (come le definisce Boschi) avventure di Capuccetto Nero, quelle surreali di Mimì La Foca e quelle di Guspy, un vero e proprio teledipendente, riescono a sollevarne le sorti. Conseguenza: per questioni di costi, tutto il materiale pubblicato dalla rivista viene confluito in Oscar, affossando subito l’elefante.
Secondo, sempre per questioni economiche viene ridotta la presenza dei colori. Terzo, le copertine; se prima a realizzarle era Bottaro, a partire dal 1963 furono effetuate a tempera (in modo scadente) da un artista anonimo. Le vendite, quindi, calano e la rivista chiude ad aprile 1964, dopo 45 numeri. Ma Bottaro è molto affezionato a Oscar e lo utilizzerà in altro modo, come vedremo.
Intanto il personaggio viene pubblicato all’estero: In Francia, lo vediamo su ben quattro tascabili: Cabriole, Coin-Coin, Dare-Dare, Zéphyr, tutti pubblicati dall’editore Artima, che le acquista tuttavia senza dire niente agli autori. Secondo alcuni, la serie è stata pubblicata anche in Germania.
Dopo la chiusura, Bottaro, modificando il nome in “Oskar” per una questione di diritti, cerca di riprendere l’elefante. Prima con un progetto di una nuova rivista, stile Lupo Alberto, che non andrà in porto, poi rielaborandolo per Dodo, dell’Editore Giorgio Mondadori, con una manciata di tavole autoconclusive prima e poi con la storia “Chi ha paura dei topi” pubblicata nel 1999. Non solo, Bottaro inoltre rimonta e rielabora alcune vecchie storie (Una di queste, quella di “Attenzione al Formicone”, puo essere letta nel volume Pon Pon Annual, Darsena, 1998). E chissà se un giorno sarà possibile una ristampa delle sue storie…
Gabriele Di Martino
NOTE
1) Bottaro ricorda che in quella riunione, “venne Fasani con un avvocato perché non contento di come andavano le cose”, “durante la riunione, un redattore si mise a criticare alcune tavole ritenute “troppo grafiche” che Scala aveva realizzato con lo Sceriffo Maiopi” – motivo per cui molto probabilmente la storia Maiopi Sherif verrà interrotta bruscamente nel n.1 – e poi che lui e Scala se ne andarono e che la riunione finì in confusione.
2) Luca Boschi, “Un Oscar per il fumetto”, I Magnifici: Bottaro, Comma 22, 2011
FONTI
– Silvio Costa, Luciano Tamagnini, “L’intervista” in AA.VV, Luciano Bottaro un sorriso lungo una vita, ANAFI, 2007
– Enrico Anceschi, Silvio Costa, “Uno sceriffo dal lungo naso” in AA.VV, Luciano Bottaro un sorriso lungo una vita, ANAFI, 2007
– Luca Boschi, “Un’Oscar per il fumetto” in I Magnifici: Bottaro, Comma 22, 2011
– “Il caso Oscar” in Stefano Bartolomei, Alberto Becattini, Luca Boschi, Giovan Battista Carpi: Mezzo secolo di fumetti, illustrazioni e creazioni multimediali, Comic Art, 1995
– Marcello Mantani, Raccontare storie, divertendo; Vita e opere di Giancarlo Tonna, Fumo di China, 330, maggio 2023
– “Oscar” e “Walter” in Guida Fumetto Italiano, consultato su https://www.guidafumettoitaliano.com/
– Luca Boschi, Italia Ride! ,l’avventurosa epopea del fumetto comico italiano del dopoguerra,ANAFI, 2020