Whisky, il cui nome la dice lunga sulla sua passione, è un orso che dedica ogni istante della propria vita a studiare nuovi espedienti per procurasi la sua bevanda preferita, il whisky appunto, sfuggendo continuamente alla sorveglianza di Gogo, il cacciatore di pellicce che lo ha adottato in tenera età e lo ha allevato come un figlio.
La travagliata genesi di quest’inconsueta coppia risale agli anni Cinquanta: in un primo tempo il Maestro affida i due protagonisti, che aveva ideato graficamente anni prima, a un collega che avrebbe dovuto raffigurarli in una storia di Pop e Fuzzy.
In seguito, decide di utilizzare la medesima sceneggiatura, che nel frattempo il disegnatore gli ha restituito perché impossibilitato a realizzarla, per dar vita ad una nuova serie ambientata nel west, dietro richiesta delle edizioni Caregaro. Nasce così la serie Whisky & Gogo (anche se, in origine, i nomi erano i più italici Tobia e Giovannone), ambientata nel west.
Un west ovviamente immaginario che rispecchia, in piccolo, il nostro mondo, con tutte le problematiche che quotidianamente dobbiamo affrontare. Il tutto, come sempre accade con le produzioni originali di Luciano Bottaro, trattato in maniera ironica attraverso una vasta galleria di character: Occhio di Bue, che alla compagnia dell’autoritaria moglie Mimì preferisce di gran lunga quella dell’ubriacone Whisky; Spaccalorso, sterminatore di plantigradi, che con la sola presenza può far sbiancare la pelliccia di un orso bruno o procurare un infarto a un grizzly; Haustero il Pistolero, convinto sostenitore che all’origine di tutti i mali ci sia l’alcol, che non perde occasione per fare la morale a Whisky nel tentativo di ricondurlo sulla retta via; e, soprattutto, lo scienziato Paleonthologo, che ha elaborato la teoria secondo cui l’uomo discende dagli orsi e per questo vorrebbe usare come cavia Whisky.
Le storie dell’orso (il cui nome, in alcune storie, viene riproposto – non si sa quanto volontariamente – con la grafia errata wisky) e del trapper, interamente disegnate da Luciano Bottaro su soggetti spesso realizzati da Carlo Chendi, vengono pubblicate alla fine degli anni Cinquanta sulla testata Cucciolo, delle Edizioni Alpe, e poi riprese negli anni Settanta sul mensile Whisky & Gogo e sulla rivista Millefumetti. La serie incontra anche un notevole successo in Francia e in Germania, dove i protagonisti sono conosciuti con i nomi “Suffel und Sabel”. Nel 1991, infine, viene distribuito nelle librerie italiane un volume edito dalla casa editrice Glénat, contenente una raccolta delle migliori avventure dei due simpatici personaggi.