Nel sommario di Disney Big n°68 troviamo “Pippo e l’India in agguato”, disegnata da Luciano Bottaro e Guido Scala, su testo di Carlo Chendi, e pubblicata nel 1962 su Topolino (n° 346).
La storia è stata realizzata nel periodo in cui Bottaro, impegnato sia sul fronte disneyano che nella produzione di storie proprie, per rispettare le date di consegna si avvaleva dell’aiuto di valenti collaboratori, il cui contributo non sempre è facilmente riconoscibile, se non da occhi più esperti.
In occasione della ristampa di questa storia su Grandi Classici Disney (n° 251 – 2007), Luca Boschi nel suo blog scriveva:
«…La domanda (e il divertimento) stanno nello scoprire dove inizia l’apporto dell’uno e dove termina quello dell’altro. Per esempio, le prime tre tavole sono “puro Bottaro” (e naturalmente anche altre in seguito), ma i personaggi secondari dalla ventesima tavola in poi, e l’impostazione delle vignette, nonché qualche fisionomia di Pippo, rimandano indubitabilmente a Scala. Chi vuol continuare a fare deduzioni e illazioni?».
E Marcobar rispondeva:
«… “Pippo e l’India in agguato”, è la prima opera disneyana ufficialmente attribuita a Gido Scala in Inducks. Però solo come inchiostri, e ciò in seguito a una corrispondenza che a suo tempo ebbi con Bottaro, il quale mi mandò il dettaglio di matite e inchiostri per ogni singola storia che Fossati gli attribuiva su “IF”. Bottaro, ahimé, scriveva “a memoria”, quindi non va preso come infallibile, però non dovremmo comunque trascurare il suo parere di allora. E tale parere era che Scala si era occupato delle CHINE, non delle matite. Ora, che la storia non sia tutta di Bottaro è fuor di dubbio. Nella ventesima e ventunesima pagina le matite certamente non sono sue, ma posso permettermi di dubitare su Scala? E se fossero invece di Marciante o Colantuoni o qualcun altro del gruppo che gravitava attorno a Bottaro? Se andiamo a guardare i comprimari di Scala, quelli ufficialmente attribuitigli nelle storie successive (a partire dal “signor Scherzo”) li vediamo secondo me diversi. Inoltre, certi errori di “proporzioni” mi sembrano suggerire che forse Bottaro si sia concentrato su Pippo lasciando (ad es. alle pagine 23-24-25) ad altri (ma non necessariamente a Scala) i comprimari. In ogni caso, non c’è dubbio che una precisa attribuzione delle matite per le storie bottariane degli anni ’60 sia quanto meno assai problematica…».
La nostra opinione, pur non essendo in grado di stabilire se siano sue le matite o le chine, è che l’autore in questione, come scriveva Bottaro, sia Guido Scala, escludendo sia Marciante, che all’epoca non era ancora in contatto con il gruppo di Rapallo, sia Tiberio Colantuoni. Qualsiasi altra opinione è ben accetta.