È il 1959 quando Luciano Bottaro crea, per l’editore Angelo Fasani, l’elefante Nasolungo, una guardia il cui compito è quello di mantenere l’ordine e la pace nella foresta abitata da una comunità di animali antropomorfi. Fin dalle sue prime apparizioni, sul tascabile Oscar, questo personaggio incontra il favore del pubblico a tal punto da convincere l’editore ad associarlo al nome della rivista già esistente. Il Maestro di Rapallo, per giustificare il passaggio del nome da Nasolungo a Oscar, in seguito modificato in Oskar con la “K” per ragioni grafiche legate al logo, mette in scena l’episodio in cui svela l’esistenza di un soprannome, di cui il nostro tutore della legge non va affatto fiero e che ha sempre tenuto nascosto.

“Il segreto di Oscar” narra l’origine di questo soprannome strettamente legato all’ambita statuetta consegnata ad Hollywood che, scopriamo, fu assegnata anche a Nasolungo per una sua interpretazione di Amleto, ma con un piccolo particolare: la motivazione del premio era infatti «per la peggior recitazione nella storia del cinema», e questo la dice lunga sulle sue doti di attore.

una copertina di Oscar


una copertina di Oscar

Come nelle migliori tradizioni, il ruolo di re della foresta è affidato a un leone, Re Mansueto I, un tipo borioso che pensa solo a se stesso e non si preoccupa minimamente dei suoi sudditi, tra i quali spiccano: Gambacorta, un astuto topo che studia sempre nuovi espedienti per sfuggire al controllo di Oscar e rapire gli ignari compagni con l’intento di venderli allo zoo; l’ ippopotamo Pierino, cantante lirico incompreso, oppresso da una moglie autoritaria; Putacaso polpo ficcanaso (preda preferita da Gambacorta); il megalomane Federico il Lombrico e i talponi Brambilloni, due fratelli di origine milanese sempre dediti al lavoro. Questi character sono anche i protagonisti di molte spiritose copertine affidate allo stesso Bottaro che di ognuna ne fa una gag esilarante. Le avventure di Oscar, disegnate anche da Guido Scala, Carlo Bracci, Giulio Chierchini, agli inizi degli anni Sessanta, vengono proposte anche ai lettori francesi attraverso cinque pubblicazioni: Bravo, Cabriole, Coin-Coin, Dare-Dare e Zephir.