Il Paese dell’alfabeto è un teatrino dove la recita è affidata alle lettere dell’alfabeto che, a seconda del loro modo di disporsi, danno origine alle più impensabili e divertenti situazioni. Questa serie è l’unico caso in cui Luciano Bottaro ha creato su ordinazione: è il 1973 quando Luciano Visentin, l’allora direttore del Corriere dei Piccoli, propone al Maestro di Rapallo di riprendere un esperimento che era già stato tentato anni prima, cioè tramutare in personaggi le lettere dell’alfabeto, e ne suggerisce anche l’ambientazione – ancora una volta – nell’immaginario west.
Uno scenario che l’artista ligure ama da sempre e che spesso utilizza come sfondo per alcuni suoi personaggi (come Baldo, Whisky e Gogo, Maiopi e così via) ma che, in questo contesto, lo trova poco consono e gli procura difficoltà nella realizzazione.
Difficoltà che riesce a superare solo nel momento in cui decide che la soluzione migliore per attuare questo progetto è proseguire sulla linea grafica di Re di Picche. Superati, dunque, gli scogli iniziali, l’autore dà vita a questo fantastico mondo delle lettere, una serie rivolta ad un pubblico costituito, principalmente, da bambini che possono imparare, in maniera divertente, che giocando con la disposizione delle lettere-personaggio è possibile originare parole differenti e, in questo caso, anche contesti differenti. Situazioni che, a volte, si possono anche rivelare pericolose, come nell’incontro tra le lettere B-O-M-B-A in cui è facilmente prevedibile il conseguente effetto esplosivo.
I disegni che accompagnano la narrazione sono ben lontani dalle linee morbide e arrotondate che contraddistinguono gli altri character di Luciano Bottaro (basti pensare alla figura affusolata di Pon Pon, tanto per citarne uno), ma non per questo meno belli; anzi, attraverso una grafica, apparentemente semplice, fatta di pochi ed essenziali tratti squadrati, il Maestro riesce a creare un’armoniosa cornice fiabesca di grande impatto scenografico, dimostrando, soprattutto, la sua grande capacità di sperimentare sempre nuove tecniche ottenendo ottimi risultati.
Per quanto riguarda i soggetti, bisogna ricordare il contributo di Carlo Chendi, dello stesso Luciano Visentin e di Enzo Marciante che, non di rado, ne realizza le matite. Le storie, vengono pubblicate sul Corriere dei Piccoli fino al 1977, data in cui subentra un nuovo direttore che, constatando l’ovvia l’impossibilità di tradurre all’estero la serie (le parole non si possono combinare nelle altre lingue come in italiano), decide di interromperla.
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