“Sogno, magia, divertimento sono le chiavi per entrare nel mondo de Il Castello dei sogni… Una storia dove l’autore, con gusto e finezza, regala ai lettori tante piccole chicche sia grafiche che letterarie da scoprire con piacere .” (Stefano Gorla – Il Giornalino n° 28 del 2010)
Il barone tedesco Franz Von Wurstel e il professore russo Articioff, sono due alchimisti, sempre in disaccordo tra di loro, che per sperimentare la loro invenzione, un Castello volante, si servono dell’ingenuo Lionello, fifone menestrello, e Jolly, uno spavaldo giullare accompagnato sempre dal suo inseparabile pupazzo verde.
Dal momento in cui il Castello dei Sogni decolla, inizia per i due protagonisti una lunghissimo viaggio alla scoperta di luoghi immaginari: il Bosco Dimenticato, un luogo abitato dal Popolo delle verdure animate, con a capo il professor Kaiser, dove sosteranno all’Hostaria des deux lapins, gestita da tre conigli smemorati, e s’imbatteranno negli gnomi Nibecorti, per poi essere rapiti dal Nibelungo. Il Deserto dei Rovi Viventi, dove il prode Orlando Curioso li salverà per condurli nel Bosco della Bella Addormentata, che ha ben poco in comune con la famosa omonima disneyana. Il paese dove ogni cosa, compresi gli abitanti, è a forma di cubo, un paesaggio reso ancora più bizzarro dall’uso del bianco e nero, per passare poi ad un coloratissimo mondo dei pupazzi.
Il progetto di questa serie, nato nel 1959 per le Edizioni Alpe, è rimasto chiuso in un cassetto per parecchi anni, solo nel 1995 viene ripreso dall’autore e, finalmente, nel 1998 le Edizioni Paoline lo pubblicano su Il Giornalino a puntate (il settimanale riproporrà poi la serie – sempre a puntate – nell’estate del 2010). Lo stesso Luciano Bottaro (che difficilmente era completamente soddisfatto dei propri lavori) considerava “Il Castello dei sogni” tra le sue opere più riuscite degli ultimi anni.
Attraverso questa serie avventurosa che non pone alcun freno alla fantasia, il Maestro è infatti riuscito ad esprimersi al meglio creando paesaggi inimmaginabili popolati dai più variegati personaggi, ognuno caratterizzato non solo da particolarità fisiche, ma spesso anche linguistiche, come dimostrano i dialoghi tra Franz von Wurstel e il russo Articioff. Una libertà nei contenuti che si rispecchia anche nella grafica, attraverso illustrazioni a tutta pagine, in cui il Maestro di Rapallo può sbizzarrirsi per dar vita a pansoti parlanti (tipica pasta della cucina ligure, simili a grossi tortelli ripieni), castelli, mostri, o giganteschi funghi, il tutto completato da uno studiato uso dei colori, naturalmente tinte pastello, che contribuiscono a dare un’atmosfera di fiaba a tutta quanta l’opera.