Nel mondo di Pon Pon
Pon Pon è l’esempio più chiaro di come l’arte del fumetto riesca a sollecitare le memorie più nascoste che se ne vanno a spasso nel nostro cervello. Per capirlo, basta prendere una qualunque storia di Pon Pon, sicuri che ci dirà qualcosa di noi. Il piccolo fungo insaccato nella sua tutina rossa sa creare un rapporto di emozioni semplici che invitano il lettore a recuperare, dal proprio bagaglio di esperienze, quella innocenza che ognuno si trascina dietro il più delle volte camuffata da maturità se non cinismo. Pon Pon invece ci permette di ammettere con candore che, in fondo, siamo sempre impreparati ad affrontare il mondo.
Il suo poliedrico autore – Luciano Bottaro – pur se impegnato su diversi fronti creativi, attraverso di lui va componendo un suo diario pubblico che si sta rivelando una vera e propria enciclopedia della nostra quotidianità. Pon Pon, infatti, gli fornisce una mano per catalogare dalla A alla Z tutti quei piccoli incidenti che costellano la nostra vita (imprevisti con le poste, lo stress per le tasse, i rapporti di vicinato, etc.) e reinventare così il mondo a misura del suo fumetto più personale. Nelle sue avventure, tra idee e paradossi, Pon Pon si imbatte in personaggi, siano amici o antagonisti, che – pur sé, o proprio perché, deliziosamente assurdi – raccolgono l’intera gamma d’emozioni del cuore umano. Dietro la tenera buffoneria che accompagna le gesta di Pon Pon e dei suoi compaesani, si può ritenere che da un dettaglio si riuscirebbe a risalire alle leggi che probabilmente governano l’universo.
Un giorno però Bottaro – troppo impegnato con altri personaggi – ha iniziato ad impaginare Pon Pon in storie senza vignette e senza finale, così fantastiche che non avrebbe neppure il bisogno di disegnarle. Gli basta immaginarle. Ha quindi imbarcato Pon Pon su una navicella futuribile, facendogli raggiungere i bordi dell’infinitamente infinito, facendo passare il suo personaggio da una dimensione quotidiana ad una onirica e astratta. Così, come un astronauta della fantasia, Pon Pon ha iniziato a girare vorticosamente tra le possibilità dell’immaginazione: è arrivato nel paese dei Bott, ha fatto conoscenza con il Bottolone, si è smarrito nella storia lunga un anno…. e insieme al tempo – quasi ne fossero l’eco – sono scomparsi tutti quei ronzii e brusii di sottofondo che, proveniendo dalla realtà di tutti i giorni, avevano sempre accompagnato in sordina le sue vicende.
Una sera però, preso dalla nostalgia, Pon Pon ha navigato a ritroso dal mondo dell’immaginazione ed è tornato a quella che considera la sua casa, la pagina bianca sul tavolo del suo disegnatore. Ha scoperto che Bottaro non è più quel ragazzone che voleva farsi largo nel mondo dei fumetti, ma è diventato ormai un affermato autore, un Maestro! Seduti in salotto, si scambiano impressioni e suggestioni: Pon Pon viene così a sapere d’aver compiuto quarant’anni! Tanti ne sono passati, infatti, da quando Luciano lo ha disegnato la prima volta in una caserma di Orvieto: Bottaro, in quel periodo era ostaggio del tempo poiché si trovava al servizio militare. Aveva un intero anno davanti a sé, tanti giorni da cancellare dal calendario con la stessa matita con cui disegnava fumetti coricato sul letto a castello in un’anonima camerata o in fureria. Era in divisa ma avrebbe voluto essere come la dea Kalì, che aveva visto nei libri di avventure, per avere anche lui cento mani che impugnassero cento matite per disegnare mille personaggi da muovere in centomila paesaggi. Ed è in quel periodo – quarant’anni fa – che Luciano aveva disegnato un popolo di funghi. O meglio aveva trovato Pon Pon. Perché i funghi si trovano.
«Quaranta? Come è possibile?» chiede Pon Pon, che si sente pressoché uguale a quando è partito. Ma se davvero c’è un anniversario, allora abbiamo un’ottima ragione per organizzare una festa! In un attimo la sconvolgente notizia che il tempo passa fa il giro tra i diversi personaggi che animano il mondo di Pon Pon. Le più recalcitranti ad accettare quest’idea, però, sono Flora, Arabella e Colombina: mai parlare di anni, di età e cose del genere in presenza di signore. Quindi, di fare una festa non se ne parla nemmeno per sogno. Agostino, sporgendosi da una vignetta, è avvilito: ma come? Si ritrova con tutti quegli anni addosso, e nessuno che gli abbia mai detto «buon compleanno!». Plico della Mirandola, alle sue spalle, sostiene che i personaggi dei fumetti non possono mai e poi mai esser prigionieri del tempo, loro. E mentre la nuvoletta delle sue parole prende la forma di radice quadra, cita una strampalata teoria della relatività ristretta dimostrando che «un fumetto può ingiallirsi senza invecchiare». Ma Pestello, con un tiro infallibile della sua fionda, zittisce quell’intellettuale sconclusionato. Pon Pon si mette le mani in testa: una confusione incredibile si è impadronita del suo mondo. Tutta colpa del tempo! Ma chi l’ha inventato, il tempo? Allora volge un tenero sguardo al suo autore: chiede che Bottaro lo aiuti – come sempre succede nell’ultima strip – a mettere le cose a posto. Luciano prende la matita, vuole che Pon Pon reagisca con bonaria freschezza e facesse marameo a quei quarant’anni improvvisi. Ma chi lo decide poi che siano proprio quaranta?
Ancora una volta l’umorismo scende in campo come forza d’animo che affranca dai limiti imposti dalla realtà. Bottaro pensa che in fondo, era stata una trovata liberatoria che, in quella caserma, l’aveva spinto ad inventare… il mondo di Pon Pon! E a lui basta davvero poco per trovare la strada che porta proprio lì: Bottaro si sporge dal suo tavolo di lavoro per entrare in una vignetta nuova di zecca. La sensazione è quella di rompere una ragnatela con la faccia, per ritrovarsi poi proprio nella città che tante volte ha disegnato. È una serata tranquilla, le case incavate negli alberi sono avvolte nel primo buio. Bottaro alza la matita al cielo e le stelle cominciano ad accendersi. La meteorologia dei fumetti gli suggerisce che la primavera può convivere con l’autunno. Tutt’intorno c’è un tale profumo da far pensare ad un grande bosco, cresciuto sulla schiena di quella collina che prima era solo una linea tracciata dalla sua matita. Luciano è stupito: anche se è stato lui a disegnarlo, non avrebbe mai creduto che un fumetto potesse far sentire gli odori. Velocemente disegna un tappeto di foglie sul terreno in lieve discesa, gli alberi si mescolano ai profili delle case in un unico tratto di ombre e prospettive. Quindi, il disegnatore, come un demiurgo, punta la matita là e poi là. Ed ora qui. La notte ora è magica, mentre nelle casette si accendono le luci. Cento funghi si affacciano, qualcuno lo riconosce: «È lui, sì è lui, ti dico».
Ed eccolo: Pon Pon! Si precipita fuori dalla sua casetta vicina al bosco, con tutta la gioia che ha dentro. E corre incontro a Luciano, tenendosi la fetta rossa del suo berretto. E finalmente lo abbraccia, ridendo di felicità. E di corsa arrivano anche gli altri, saltando di gioia, tutti che si spingono, ridono, si abbracciano: «Era ora: ti aspettavamo! Adesso sì che possiamo far festa!».
di Tonino Farina
dal catalogo della Mostra Internazionale dei Cartoonist, ed. 1994
In occasione dei quarant’anni di Pon Pon
Tonino Farina (alias Antonio Farisi) ha collaborato con Luciano Bottaro
alla sceneggiatura di Pinocchio in CD-ROM
prodotto dalla NewMediAround, nel 1993